Cosa ne pensate di questo gioco ? ecco alcune informazioni.
CoverRecensioneSe la storia e il destino del nostro pianeta fossero dipesi dagli sviluppatori di videogiochi, con tutte le bombe atomiche che ci sarebbero piovute addosso a quest’ora condivideremmo lo stesso gradino evolutivo delle chiocciole da insalata.
Dopo essere stati invasi dagli angeli e dai demoni di Darksiders, dopo aver passato i momenti migliori della nostra infanzia con un buffo robot del Vault 101 di Fallout 3 e dopo aver combattuto la Terza Guerra Mondiale radendo al suolo mezza foresta amazzonica in Battlefield: Bad Company 2, eccoci finalmente giunti nel pericolosissimo dedalo di gallerie di Metro 2033.
Realizzato dalla semisconosciuta casa di sviluppo ucraina 4A Games, Metro 2033 utilizza lo splendido canovaccio narrativo dell’omonimo romanzo di Dmitry Glukhovsky per sviluppare una giocabilità ibrida tra gli sparatutto in prima persona, i survival horror e i giochi di ruolo di stampo squisitamente occidentale.
Ed è proprio per questa promettente commistione di generi, oltrechè per un comparto tecnico che si preannuncia visivamente spettacolare, che ci soffermiamo quest’oggi ad analizzare assieme a voi, senza peli sulla lingua, i pregi (molti) e i difetti (altrettanti) di questo atipico prodotto targato THQ.
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Mosca, anno 2012. Il cielo che si riesce a scorgere dalla Piazza Rossa è stranamente limpido e velato di nuvole lattiginose che, in lontananza, riflettono la luce rossastra di un Sole tremolante e desideroso di coricarsi alle spalle della magnifica Cattedrale di San Basilio. Tutto sembra andare come dovrebbe ai tanti turisti e residenti accorsi in piazza per ammirare un simile spettacolo, quando ad un certo punto, tra le nubi all’orizzonte, spunta una rosa di oggetti luminosi e puntiformi che, poco alla volta, si allontanano a ventaglio l’uno dall’altro lasciandosi dietro una misteriosa scia ambrata. Dopo, il silenzio.
Ad Artyom, uno sveglio ragazzo di vent’anni cresciuto tra le fatiscenti e maleodoranti gallerie della metropolitana di Mosca, non è mai sfuggito un particolare quantomai importante: nonostante l’enfasi poetica con cui i pochissimi sopravvissuti descrivono qualsiasi momento passato in superficie, il racconto del giorno in cui avvenne la catastrofe si blocca sempre a quel punto, nessuno tra coloro che è riuscito a non impazzire dal dolore è in grado, adesso, di trovare la forza per spiegare ciò che successe negli istanti immediatamente successivi all’Apocalisse.
Esattamente come nel romanzo di Dmitry Glukhovsky, infatti, in Metro 2033 i misteriosi motivi che hanno portato all’esplosione simultanea di tutti gli ordigni atomici del pianeta (e al conseguente inverno nucleare) non interessano praticamente a nessuno degli abitanti delle gallerie moscovite, ridotti allo stremo delle forze (fisiche e psicologiche) dalla mancanza cronica di cibo e di qualsiasi tipo di speranza per un futuro migliore: ciò che saremo chiamati a compiere nei panni di Artyom non è una missione di salvezza dell’umanità e di conoscenza della verità come in Fallout 3, bensì un semplice esercizio di sopravvivenza che, solo accidentalmente, ci permetterà di saperne di più sulla natura della catastrofe e sui nemici in cui ci imbatteremo di sovente.
L’assoluta mancanza di punti di riferimento fissi nella narrazione ha permesso ai ragazzi di 4A Games di realizzare un titolo che, da questo particolarissimo punto di vista, riesce a regalare al videogiocatore delle emozioni sempre nuove ed inattese: una sorta di “Caos organizzato” che ci introdurrà in ogni livello senza farci capire in alcun modo dove ci ritroveremo, contro chi dovremo difenderci e cosa faremo in quello successivo.
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